La concezione dell’arte presenta tre momenti teorico storici:
Il primo rappresentato da Freud per il quale l’arte rappresenta il ritorno del rimosso e usa il linguaggio dei sogni.
L’artista è, originariamente un uomo che si distoglie dalla realtà giacché non può adattarsi a quella rinuncia dell’appagamento delle pulsioni che la realtà inizialmente esige, e lascia che i suoi desideri di amore e di gloria si realizzino nella vita di fantasia.
Egli trova però la via per ritornare dal mondo della fantasia nella realtà in quanto, grazie a particolari attitudini, traduce le sue fantasie in una nuova specie di cose vere, che vengono accettate dagli uomini come preziose raffigurazioni della realtà.
L’arte per Freud costituisce una soddisfazione simbolica del desiderio, che costituisce un ponte tra la vita reale, che frustra i desideri e il mondo fantastico dell’illusione, che li appaga.
Il secondo momento storico vede l’arte come espressione della fantasia del mondo interno, la teoria dell’oggetto interno della Klein, uno spazio della mente in cui si muovono personaggi interiorizzati. Quelli cattivi attaccano gli oggetti buoni facendo emergere il senso di colpa e in fine la riparazione. Così l’arte diviene un mezzo di riparazione.
In fine il modello della mente di Bion, in cui l’arte è intesa come elaborazione del processo di pensiero che si libera dalle richieste del potere e pensa per se stessa.
Egli pensava alla creatività come processo trasformativo, che attraversa varie fasi o stadi. Il processo creativo consiste in un divenire e le trasformazioni implicate sono in contatto con l’esperienza originaria.
Queste trasformazioni rappresentano momenti fondanti dell’esperienza emozionale, momenti ricchi di potenzialità evolutive.
Pensiamo all’artista, egli non sa come diventerà la sua opera tanto che la modifica e la modella numerose volte mentre la crea. L’idea nasce e si sviluppa nell’artista, la visione di ciò che accade nel suo mondo interno si fa davanti ai suoi occhi mentre crea, tuttavia la creazione artistica non termina al compimento dell’opera, bensì continua nel momento della fruizione e della ricreazione.