Cosa sono e quali sono le cause scatenanti
I disturbi alimentari (DCA) consistono in modalità di assunzione di cibo che compromettono lo stato di salute fisica o il funzionamento psicosociale di una persona.
Vi sono diverse forme di disturbi alimentari che sono classificate tra i disturbi mentali.
I principali disturbi alimentari sono L’Anoressia Nervosa, la Bulimia, il Disturbo da Alimentazione incontrollata, l’Obesità, la Night Eating Syndrome, la Pica e il Disturbo da Ruminazione
Il Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali (ultima versione: DSM 5) include anche la Pica e il Disturbo da Ruminazione, mentre non troviamo l’obesità che è considerata invece da molti psicologi e psichiatri un disturbo alimentare vero e proprio.
Come per la maggior parte dei disturbi mentali in generale, non è possibile individuare una sola ed unica causa scatenante, ma ciò è dato da un insieme di fattori che possono associarsi e interagire in misura e in modo diverso tra loro per favorire l’insorgenza e il mantenimento del disturbo alimentare.
Le cause possono essere suddivise principalmente in:
1.CAUSE BIOLOGICHE
Il fattore biologico più evidente è l’appartenenza al genere femminile perché il peso della cultura e degli stereotipi di genere sono determinanti. Tipicamente i DCA, anoressia in particolare, riguardano giovani donne dall’inizio della pubertà e nella prima giovinezza, con frequenza nettamente superiore (da 6 a 10 volte) rispetto ai maschi.
2.CAUSE PSICOLOGICHE
La dimensione psicologica è unanimemente considerata di primaria importanza nei disturbi alimentari più comuni. Anoressia, bulimia, disturbo da alimentazione incontrollata (Binge eating disorder) sono associati a determinate caratteristiche psicologiche e la loro stessa definizione implica un atteggiamento psicologico e un disagio legato all’assunzione di cibo e alle sue conseguenze sull’aspetto esteriore. Il fatto di essere molto magri o obesi deve essere associato a un disagio psicologico che ne deriva.
Anche i fattori familiari entrano in modo vario ma costante nel favorire la comparsa e la persistenza di tali disturbi. Nel 1873 un internista francese, Ernest-Charles Lasègue, incluse l’atteggiamento dei familiari come elemento necessario nel processo diagnostico di un disturbo alimentare.
Oggi, la psicoterapia familiare o i trattamenti che prevedono il coinvolgimento della famiglia sono considerati parte integrante di qualunque programma di trattamento dei disturbi alimentari. Le linee guida britanniche NICE (National for Health and Care Excellence), molto seguite anche in Italia, raccomandano la terapia familiare come trattamento preferenziale per le anoressie e bulimie infantili, adolescenziali e giovanili e il coinvolgimento della famiglia anche in in età adulta.
3.CAUSE DERIVANTI DA ALTRI DISTURBI PSICHICI
I DCA sono spesso associati ad altri disturbi psichici:
- la comorbidità più frequente dell’anoressia è con i disturbi d’ansia, soprattutto nelle prime fasi del disturbo;
- fenomeni depressivi, o comunque di forte tristezza sono molto frequenti quando l’anoressia comincia a essere superata e la ragazza riacquista peso;
- l’associazione con i disturbi di personalità è tutt’altro che rara;
- la bulimia è a volte associata anche con l’abuso di sostanze.
Le persone che hanno un disturbo alimentare associato ad un disturbo psichico generalmente non chiedono aiuto esterno.
Se si tratta di bambini o adolescenti, i genitori esitano a ricercare soluzioni al problema alimentare all’esterno della famiglia, rivolgendosi ad uno specialista, nella convinzione di riuscire ad aiutare la figlia o il figlio a superare il problema.
I giovani adulti/ adulti spesso nascondono a lungo agli stessi familiari il vomito, l’utilizzo di lassativi e altri sintomi o comportamenti inappropriati.
La decisione dei genitori o del paziente di rivolgersi a specialisti è quindi un grande passo avanti verso la soluzione del problema. Più presto viene presa questa decisione tanto maggiore è la probabilità di guarigione. Come in altre psicopatologie, la cronicità più che la gravità del disturbo è un indicatore prognostico negativo. Quanto più a lungo si è vissuti con il disturbo alimentare tanto più sarà difficile superarlo.
Tuttavia va tenuto presente che si può guarire anche da gravi cronicità. I disturbi alimentari psicogeni anche gravi e cronici possono essere superati.
SEGNI E SINTOMI
Un individuo che soffre di DCA può manifestare sintomi di vario tipo quali:
- Dieta rigida a dispetto di un evidente sottopeso;
- Costanti fluttuazioni di peso;
- Ossessione per le calorie e i grassi contenuti nel cibo;
- Modalità di comportamento rituali quali ad esempio mangiare di nascosto;
- Depressione/Stato di letargia;
- Evitamento/Isolamento sociale;
- Alternanza di abbuffate e digiuni.
I disturbi del comportamento alimentare come scritto in precedenza, sono spesso contraddistinti da un pensiero ossessivo nei confronti del cibo.
Ebbene, la maggior parte delle persone che ne soffre non ne ha consapevolezza oppure ha un’ingiustificata paura di risolvere il problema. Infatti, capita che chi desidera insistentemente diventare magro seguendo diete dannose oppure chi mangia senza controllo veda tali disturbi come la modalità principale per stare bene.
Nello specifico, la mente, viene completamente pervasa dall’idea di poter tenere lontani i problemi mediante tali atteggiamenti. Tuttavia, come si suol dire, si tratta di un cane che si morde la coda, dal momento che essi costituiscono la principale causa della loro infelicità e del loro disturbo. Contrariamente a quanto si pensa, la terapia psicologica rappresenta una vera e propria ancora di salvezza in grado di condurre verso un percorso essenziale per superare le difficoltà con successo.
Il primo aspetto su cui si pone l’attenzione è il motivo che spinge la persona a crearsi una determinata idea -sbagliata- di sé stessa. Si tratta generalmente di questioni fisiche che lo psicologo cercherà di eliminare con l’aiuto del paziente consigliandogli un più consapevole dosaggio di cibi e delle calorie, che aumenteranno o diminuiranno a seconda del caso specifico da trattare.
Il processo di guarigione non ha una durata precisa. Potrebbe durare qualche mese, come protrarsi per molti anni. Tutto dipende dalla criticità del disturbo, dallo psicologo e dalla forza di volontà del paziente. In ogni caso è importante evidenziare come si tratti di un intervento fondamentale con lo scopo di impedire in modo definitivo alle persone di alimentare una malsana ossessione nei confronti del cibo e uscire dal “loop” che si sono creati.
Nello specifico,lo psicologo avrà il compito di stimolare il paziente verso un radicale cambiamento del proprio stile di vita dettato dal desiderio di guarire. Accade però, non di rado, che i soggetti che si recano in centri specializzati lo fanno già con idee chiare e precise riguardo alla terapia da seguire. In ogni caso, si parla di un passaggio obbligatorio in modo che lo psicologo possa ottenere una precisa diagnosi ed effettuare tutte le valutazioni del caso, sia dal punto di vista psicologico sia da quello nutrizionale, così da ricevere tutte le indicazioni sul trattamento da prescrivere.
Sitografia:
www.psiconline.it/
www.eist.it
www.sanitaweb.it