Non conosciamo le ragioni esatte della nostra curiosità morbosa.
Secondo alcuni, dipende tutto dal fatto che viviamo in un’epoca sterile: se la morte e la sofferenza ci vengono tenute nascoste dietro una tenda d’ospedale, diventano ancora più affascinanti ai nostri occhi.
Parlando in generale abbiamo tre teorie di massima:
La prima teoria, che è anche la più comune, sostiene che essere testimoni del dolore altrui abbia un effetto catartico.
Il filosofo tedesco Immanuel Kant, per esempio, notava che le persone si precipitavano ad assistere alle esecuzioni capitali “come se andassero a teatro” e partecipavano con grande entusiasmo.
La seconda teoria sostiene che la curiosità morbosa è un riflesso innato, e che ha uno scopo preciso.
Il filosofo morale inglese Adam Smith credeva che l’assistere alla sofferenza degli altri favorisse la crescita di quella che allora si chiamava “simpatia”.
Quando tremiamo davanti al dolore provato da qualcun altro, non ci stiamo semplicemente godendo uno spettacolo, ma stiamo anche avvertendo in noi una debole eco della loro sofferenza.
Un terzo gruppo di teorie ha a che fare con i nostri istinti più oscuri. Stando a Jung, noi siamo al tempo stesso attratti e respinti da questo nostro lato d’ombra.
Una ragione per cui il lato d’ombra esercita un tale ascendente su di noi sta nel desiderio della mente di completare e stessa, diventando pienamente integrata, unica, invece che frammentata e parzialmente repressa.