Solitamente questa ferita si attiva dai tre anni in poi, quando il bambino inizia a rendersi conto di essere un individuo a se stante, con le proprie caratteristiche.
Non poter esprimere se stesso viene vissuto con un senso d’ingiustizia, soprattutto nei confronti del genitore dello stesso sesso. Il bambino soffre le critiche che riceve, la severità, l’intolleranza nei suoi confronti, la freddezza ed il conformarsi a certe regole di comportamento che il genitore richiede.
Per evitare di soffrire, il bambino smette di percepire ciò che sente, iniziando a crearsi una maschera di RIGIDITA’, cercando di non sentire ciò che prova e di non mostralo agli altri. Inizia, così, a mostrarsi freddo ed insensibile, a cercare l’esattezza e la giustizia in ogni cosa, diventando perfezionista per potersi sentire “nel giusto”.
Spesso chi indossa la maschera del rigido ha le braccia incrociate, per non sentire la zona del plesso solare, oppure si veste in tonalità scure o di nero, sempre per non percepire di più.
Fin da piccolo ha notato che viene apprezzato per ciò che fa, piuttosto che per ciò che è, quindi diventa efficiente e preciso, ostentando positività ed ottimismo, per non sentire la sofferenza.
L’emozione che prova più frequentemente è la rabbia, in particolare verso di sé, anche se la prima cosa che fa è aggredire qualcun altro. Inconsciamente è in collera con se stesso per non aver valutato correttamente le cose, o per non aver fatto la cosa giusta, ad esempio.
Non percependo ciò che sente, ha difficoltà a lasciarsi amare ed a lasciarsi andare, ed anche a dimostrare e dichiarare il proprio amore.
Spesso ripensa a quello che avrebbe voluto dire o fare alle persone che ama, ma poi, la volta successiva, si dimentica ancora di dire o di fare. Per questo motivo sembra una persona fredda e rigida, e non pare essere affettuoso o amorevole.
La ferita da ingiustizia inizia a guarire man mano che il rigido si permette di essere meno perfezionista, di fare degli errori, di mostrare il proprio lato più fragile, piangendo o chiedendo aiuto, senza giudicarsi o aver paura di essere giudicato, e senza temere di perdere il controllo.