Ottobre accompagna nel pieno dell’autunno e del cambiamento che esso comporta sia per la natura che per noi esseri umani.
Cambiare è un fenomeno continuo e naturale e la capacità di adattamento consiste nel saper essere flessibili e assecondare il flusso della vita.
Alcuni lo chiamano cambiamento, altri adattamento.
Certe persone sviluppano una fobia del cambiamento mentre altre sono quasi dipendenti dalla novità che implica.
Le prime preferiscono la regolarità, la prevedibilità e l’abitudinarietà mentre i dipendenti amano il rischio, la differenza e l’incertezza.
Del resto, le abitudini consentono di risparmiare energie mentali e riducono lo stress quotidiano, motivo per cui si cerca di mantenerle.
Diventano un fattore penalizzante quando mantengono in vita schemi non più funzionali e che non consentono più di rispondere alle esigenze per cui erano stati costruiti.
In psicologia è noto il fenomeno della “resistenza al cambiamento”: gli esseri umani tendono ad essere conservatori e a respingere le innovazioni anche quelle che, alla lunga, considerano positive per sé, a meno di non essere costretti ad accettarle.
I motivi per cui una persona difficilmente attua un cambiamento radicale nella propria vita sono svariati.
C’è chi può avere paura di ciò che non conosce, preferendo così la situazione attuale, sebbene non soddisfacente.
Si può, inoltre, avere paura di non farcela a sostenere il cambiamento stesso.
Se poi il cambiamento presuppone l’abbandono di persone care, l’individuo può decidere di non lasciarle andare per paura della solitudine e a causa del forte legame di attaccamento instaurato con esse.
Per la Medicina Tradizionale Cinese, il cambiamento nel nostro ambiente esterno riflette i cambiamenti interni nella nostra salute e nel nostro equilibrio.
La nostra abilità di cambiare insieme alle stagioni viene riflessa nella salute e nella felicità.
Quando non siamo in equilibrio con i cambiamenti stagionali o quando siamo soggetti a eccessivo stress nella vita, iniziamo a manifestare sintomi come raffreddore, dolori e fastidi fino a cambiamenti più drammatici e cronici nel nostro organismo e nella nostra identità emotiva, dato che i nostri corpi sono incredibilmente sensibili al mondo che ci circonda.
Le emozioni non integrate correttamente nel tessuto esperienziale della persona non diventano, come dovrebbero, fonte di nutrimento ma causa di disagio e di difficoltà nell’affrontare i cambiamenti della vita.
Sensazioni come inadeguatezza, tristezza, rimpianto, senso di colpa, frustrazione, abbandono, possono essere percepite costantemente ed indurre uno stato d’animo che rende incapaci di vivere serenamente le continue sfide al cambiamento proposte dalla realtà che ci circonda.
Questa sensazione diviene talmente pervadente da rappresentare e manifestarsi come un dolore insopportabile o un’altra somatizzazione (pirosi, colon irritabile, irregolarità mestruali, prurito, ecc.).
Bisogna entrarsi dentro e cogliere le contraddizioni e gli spigoli della mente, affinché corpo e spirito possano essere un tutt’uno e la “visione interiore” divenga anche corporea.
E’ possibile guardare dentro il corpo solo se la mente è capace di essere flessibile e per farlo, è necessario armonizzare le contraddizioni e i propri lati oscuri, chiedendosi il significato ultimo degli stessi.
L’organo riflesso nel cambiamento è il polmone, organo che per struttura attua continuamente una trasformazione tra l’interno e l’esterno del nostro corpo, apportando ossigeno ed esportando anidride carbonica.
Un processo apparentemente semplice nella sua istintività e naturalezza ma che ci permette, se usato consapevolmente, di attuare profondi cambiamenti per il nostro benessere.
Il Trasformational Breath (respiro trasformazionale) è una tecnica di autoguarigione ed autopotenziamento, che si serve di un particolare modello di respiro per stimolare i processi naturali di recupero del corpo e della mente, innalzando e modificando i nostri schemi energetici.
Questa tecnica permette di risolvere traumi passati, di rivitalizzare e trasformare i vecchi schemi di memoria cellulare portandoci ad uno stato di consapevolezza più espanso.
Il flusso di respiro nel Trasformational Breath è aperto, continuo.
Un intervallo prima dell’espirazione indica la paura di abbandonare la negatività; un intervallo prima dell’inspirazione indica la riluttanza ad accettare il proprio bene.
Il fine ultimo è quello di riuscire ad eliminare gli intervalli dal respiro stesso andando così a produrre più energia corporea, ripulendo la mente dallo stress e rimuovendo vecchie registrazioni mentali che non favoriscono la pace della persona stessa.
Questa tecnica la potete trovare presso il nostro centro con Manuela Mancini nelle sue sessioni di Respiro Consapevole.
Un’affascinante teoria che opera nella psicologia del cambiamento è la PNL, che nasce in California nei primi anni ’70 col nome di Neuro Linguistic Programming.
E’ al contempo un’acuta analisi dei processi cognitivi umani ed uno straordinario sistema di sviluppo personale e di comunicazione che ha come obiettivo il cambiamento di comportamenti, abitudini, convinzioni e stili di pensiero affinché possa esserci benessere nella vita delle persone.
In PNL il cambiamento è inteso come un modo diverso dal nostro solito di affrontare una situazione tramite la mutazione dello stato d’animo della persona.
Per fare ciò si adoperano strategie che permettono il recupero di risorse già utilizzate in passato nella propria vita ma, che per vari fattori, si sono messe in un cassetto e si ha paura di riutilizzare.
Ci permette di comprendere i nostri processi interni per poi, successivamente, riprogrammare il modo di comunicare e di esprimerci con il fine di cambiare le nostre credenze e farci sentire sicuri per raggiungere il successo personale.
Tramite questo processo l’individuo riesce a “cambiare stato” e diventare più centrato, efficace e determinato ad agire verso il risultato che desidera.
Tutto questo, una volta insegnato e provato qualche volta, può essere applicato in assoluta autonomia e per ogni situazione.
Fino ad ora abbiamo visto il cambiamento da tante angolature differenti. Ora lo guardiamo sotto la lente di ingrandimento delle emozioni.
Quando abbiamo a che fare con trasformazioni che decidiamo consapevolmente di attuare, solitamente entrano in campo le emozioni positive; quando invece il cambiamento ci viene imposto, come nel caso del lutto, le emozioni tendono ad essere negative quali rabbia, tristezza, angoscia.
Bisogna imparare a contenere e gestire le paure, le tensioni e le ansie che possono limitare e bloccare il nostro comportamento.
Come fare?
Innanzitutto dobbiamo smetterla di giudicarci!
Ogni emozione non ha di per sé un significato buono o cattivo: siamo noi che, condizionati dal nostro passato, le interpretiamo e le trasferiamo alle nostre aspettative del momento.
Esistono delle ferite, delle vulnerabilità per ognuno di noi che generano automatismi, le cosiddette abitudini, difficili da smaltire da soli.
Occorre quindi prendere consapevolezza delle proprie emozioni e studiarle a fondo, anche quando ci fanno paura, poiché esse possono rappresentare una guida importante verso una migliore comprensione del sé che rappresenta il primo passo fondamentale sulla strada del miglioramento.
Per attuare questa coscienza di sé, esistono tante alternative adatte per ogni esigenza, tra cui il confronto con una figura professionale come lo psicologo, percorsi introspettivi olistici, la meditazione, le costellazioni familiari e le tante tecniche che ruotano intorno ad esse.
Quando è stata l’ultima volta che avete attraversato un cambiamento nella vostra vita?
Cambiare è un processo complesso che richiede amore, dedizione e pazienza, tanto che, alla fine degli anni ’70, Kelley e Conner hanno svolto degli studi per tracciare un percorso del processo di cambiamento, individuando 5 fasi:
1. OTTIMISMO INGIUSTIFICATO
All’inizio non sappiamo bene cosa sta succedendo ma siamo decisamente entusiasti perché intravediamo qualcosa di nuovo e ciò provoca eccitazione.
Ci sentiamo dotati di super poteri come se non potessero sorgere ostacoli e se i problemi dovessero arrivare.
Bè?! Saremmo in grado di risolverli! Che problema c’è, si può fare!
2. PESSIMISMO INFORMATO/GIUSTIFICATO
Ci incamminiamo giorno dopo giorno verso quel cambiamento, con azioni vere.
Entriamo in quella che dai ricercatori è definita “La Valle della Disperazione”: eravamo così felici ed entusiasti e poi tutto è andato in frantumi.
Questa fase è molto pericolosa perché se mal gestita potrebbe portarci ad annullare definitivamente il nostro processo di cambiamento.
Potrebbe giungere quella definitiva domanda: “Ma sei davvero sicuro che non stavi meglio prima?”
3. REALISMO SPERANZOSO
Ad un certo punto (con il supporto di qualcuno o con il forte ricorso alla propria motivazione) torniamo a crederci.
Certo, si potranno ancora sperimentare piccoli stati d’ansia ma si sarà maggiormente in grado di gestire la situazione per via della familiarità e per via della RESILIENZA sviluppata in fase2.
Questo è il momento di creare piani d’azione!
4. OTTIMISMO GIUSTIFICATO
Il sapore di questo ottimismo è decisamente diverso dal primo perché nel frattempo ci saremmo messi alla prova, avremmo messo le mani in pasta, avremmo cominciato a parlarne con i nostri amici, insomma avremmo fatto dei PROGRESSI REALI che staranno risollevando il nostro stato emotivo e ci stanno portando verso la meta desiderata.
5. TRAGUARDO RAGGIUNTO
Il cambiamento è diventato un’abitudine e fa parte della nostra vita. Siamo più felici di tutte le precedenti fasi messe insieme perché siamo consapevoli di quello che siamo riusciti a superare.
Adesso, e solo adesso, quel cambiamento è naturale e semplice da attuare perché è una prassi interiorizzata ed automatica.
E allora..Buon cambiamento a tutti.